Conto gli ombrelli rotti dopo ogni temporale,
ti sveglierà il mio battito cardiaco pesante
un sorriso così straniero che non riuscivo a parlarne la lingua
il viso rivolto verso l’alto, gli occhi chiusi
immobili come gargoyles, fragili come mantidi religiose
il clangore del metallo di una grata ribaltata ha riempito l’aria come un fumetto tra le nostre facce.
Il modo in cui scivolano le dita tra i tasti del pianoforte,
il sussurrare incantesimi al mio orecchio mentre sonnecchio.
L’impronta dei tuoi passi nella neve.
Le mani sullo specchio ad asciugare il vapore.
Quell’odore di pelle che trovo nascosto nel tuo collo: l’ombra del pisolino del tardo pomeriggio
che sale e scende, si alza e cade contro le mie lenzuola, lasciando tracce di te in ogni federa
le nuvole che sono arrivate mentre non stavo guardando.
Inseguiamo e bracchiamo poesie e significati
ma quando troviamo le parole
sappiamo riconoscere la voce che le pronuncia?
